Uno stralcio di “Terra Viva”

“Le cose dunque tornarono al loro posto e a Domenico, dell’America, rimase nella testa solo l’americano o forse gli restò pure qualche altra cosa, ma nessuno chiese niente e semplicemente quella vita non era mai stata scritta. Tutto tornò al suo posto. Domenico si fece crescere i baffi e Antonietta si mise a braccetto del marito e si fece accompagnare a messa, e la gente tornò al suo posto. Un bicchiere di vino dai cumpari di nozze e i parenti stretti e lontani tornarono al loro posto. La mattina presto a lavoro nelle sue terre, i suoi vestiti ‘nsozzàti, tutte le giornate tornarono a posto. Il suo giaciglio di paglia pronto per coricarsi e dormire e la notte tornò al suo posto. Il suo braccio avvolse il ventre di lei e la trascinò con forza verso di lui e Antonietta tornò al suo posto, sotto di lui…”

Tratto dal libro di Maddalena Zullo “Terra Viva – Sotto una buona stella

TERRA VIVA

“Terra Viva” ad Alife (CE)

Un mosaico le cui tessere danno vita a figure scultoree, possenti e piene di vitalità, così potrei definire in modo sintetico un testo che colpisce perché la scrittura procede fluida e incalzante nel riportarci indietro nel tempo a una società e a uno stile di vita che sembrano lontani anni luce e invece risalgono a ottanta anni fa. L’autrice si pone come testimone di quella tradizione orale che nel corso della storia ha dimostrato in alcuni casi di superare le barriere dei secoli e in qualche caso dei millenni, le voci dei personaggi che si esprimono in dialetto sono vive e ci trasmettono messaggi che non compaiono certo nei libri di storia (la storia per intenderci con la S maiuscola), la storia dei condottieri e dei vincitori (ricordate Brecht e Tebe dalle sette porte?).
Giganteggiano le donne, umili ma resistenti alle sfide del destino e alle difficoltà quotidiane, donne che paragonerei alle canne che si piegano allo sferzare delle intemperie per rialzarsi prontamente una volta passato il fortunale. E non è un caso se l’autore del libro è una donna che certamente rende omaggio ad altre donne (le nonne le zie o addirittura la bisnonna) che, quando bambina sedeva sulle loro ginocchia, raccontavano per l’ennesima volta le peripezie degli anni di guerra, quando le preoccupazioni per gli uomini lontani si sommavano a problemi del vivere quotidiano.
Come dicevo in premessa lo scritto procede rapido e incalzante, senza pause, tenendo desto l’interesse del lettore che viene conquistato dalla puntuale descrizione del contesto in cui i personaggi agiscono con la loro schiettezza e vivacità di espressione.

Recensione su Amazon di Fabri e Marcela sul libro di Maddalena Zullo “Terra Viva”

Giovedì 23 luglio, con il Patrocinio morale del Comune di Alife, Maddalena Zullo presenterà il suo libro “Terra Viva – Sotto una buona stella” compiendo un ritorno alle origini, ma soprattutto per omaggiare le donne della sua terra. La location dell’evento sarà la Sala Consiliare del Comune di Alife, alle ore 19,30.
Siamo in Campania, nella valle del Medio Volturno, nel triangolo fertile della campagna tra Gioia Sannitica, Alife e Dragoni.
Nella storia di una famiglia si identifica la storia di una intera comunità: è una ricerca, quella dell’autrice che non solo la riporta in famiglia ma anche in un intero contesto culturale, che mette sotto la lente esaminando la lingua di quegli anni, il dialetto, le tradizioni e le credenze, ormai per sempre cristallizzate nelle pagine del suo romanzo. “La lingua stessa è la storia”, spiega l’autrice.

“È proprio la gioia che vorrei comunicare con questa foto, gioia di essere nel mio Comune di origine #Alife, con il primo cittadino Maria Luisa Di Tommaso, donna piena di grinta ed entusiasmo, alla guida di una terra viva come Alife.” Maddalena Zullo

La festa di Piedigrotta… e “Festa notturna” di Antonio Orselli

Dal libro di Antonio Orselli, “Festa notturna”

“Per rendersi conto di quanto la festa destasse l’interesse e la meraviglia di quei forestieri che nel ‘700 giungevano a Napoli, si propone qui la particolareggiata cronaca stilata dal francese Jérome de Lalande, nella quale così si legge:

Vi è ogni anno, in questo giorno, una festa che è la più celebre di Napoli; io ho assistito a quella dell’8 settembre 1765; il tempo era molto bello e tutto concorse a rendere la pompa più strepitosa; si era sospeso il lutto della Corte per cui i diamanti e gli abiti resero più sfavillante la festa; c’erano 6000 uomini in armi; il Re, preceduta da una dozzina di carrozze da parata, e seguito dalle sue guardie, si recò nella cerimonia verso le 22 o due ore prima del tramonto, per andare alla chiesa di Piedigrotta e omaggiare la Vergine; tutte le finestre erano tappezzate, tutta la riviera di Chiaia affollata di popolo; non si poteva vedere un luogo più consono all’andamento di questa moltitudine di popolo e di soldati; la premura che si ha per vedere questa cerimonia è degna della sua fama, ci sono degli appartamenti che sono affittati 200 lire per quel giorno e che non ne costano 300 per l’anno intero. Le persone di riguardo che scelgono Chiaia decidono di desinare in questo giorno in appartamenti affittati, e le genti di campagna, talvolta sono impegnati per il contratto matrimoniale a portare le loro mogli a Napoli per questa festa; il colpo d’occhio merita di essere dipinto (…). L’immagine miracolosa che ha dato lustro alla chiesa di Piedigrotta sta sull’altare maggiore; la devozione dei Napoletani a questa Madonna è grandissima; moltitudini di fedeli la visitano soprattutto il sabato; i vascelli che passano lì presso hanno l’usanza di salutarla; e la domenica dell’ottava si allestiscono delle grandi edicole votive e nelle strade si fanno fuochi di gioia in suo onore.”

Festa Piedigrotta per web

“Festa notturna” di Antonio Orselli

A settembre nel nostro catalogo

Con tali presupposti, quelle tradizioni che avevano dato lustro alla dinastia e visibilità al suo potere, assunsero non solo una funzione rassicurante, ma divennero il segno della continuità di un glorioso passato. E, infatti, anche Francesco I continuò le consuetudini paterne, recandosi spesso alla festa di Piedigrotta. Nel Giornale delle Due Sicilie, in data 10 settembre 1827, troviamo una minuziosa descrizione dell’evento, in questi termini:

“Ieri l’aria non si rasserenava  che ad intervalli; e la pioggia in taluni momenti dirotta, sembrava che avesse dovuto assai nuocere al brio della festa, per godere del quale era solito concorso delle convicine province  un prodigioso numero di persone d’ogni classe. Ma questo inconveniente non scemò punto l’immensa moltitudine spettatrice; e se qualche noja si ebbe dal tempo umido e piovoso, questa venne largamente ricompensata dalla desideratissima visita delle LL.MM. che sono S.A.R. il Duca di Calabria e cogli altri Principi e Principesse Reali, e col grandioso Corteggio di uso in simili congiunture, alle 5 p.m. portaronsi a compiere la religiosa  funzione tra le salve di tutti i Forti e de’ Reali legni da guerra, allineati alla rada di Chiaja. Una tal vista eccitò veramente una ilarità universale, ed una universale vivissima compiacenza…”

“Giudizio Universale” di Giovanni Carullo

Prossimamente, novità molto interessante di questo mese, pubblicheremo il libro di Giovanni Carullo, “Giudizio Universale“, e vi facciamo leggere una parte della prefazione, scritta da Rita Gemma Petrarca, per introdurvi al tema:

La creazione, minuziosamente narrata dall’autore, parte dalla discesa agli inferi dellInferno dantesco, per incontrare la debolezza di Dante, in un incipit particolarmente infuocato. Tutto comincia da qui, vestendo i panni dell’Occhio Universale Virgiliano. È qui che ha inizio il difficile viaggio introspettivo dell’autore, partire dalla debolezza del peccato, dalla vanità di Lucifero, e cercare a tutti i costi di non essere subordinato; cercare quella perfezione che solo Dio può avere e che l’uomo cerca di rincorrere, con tutti i suoi mezzi. Viaggio che, al giovane autore e poeta, attraverso stadi di elevazione lo porta a superare le difficoltà e la sofferenza, verso la crescita personale, libera da condizionamenti e convenzioni, per riuscire a stare bene con se stesso e proiettarsi attraverso la ricerca dell’Armonia, con la consapevolezza di operare il cambiamento e il ribaltamento degli stati tossici e delle contaminazioni ambientali. Un viaggio, per assurgere al riscatto della propria identità personale.

“Là, dove le stelle smettono di esistere, c’è chi è più grande anche di Dio…”

Recitano i versi dell’autore, è lì che s’incontrano il Tempo e lo Spazio e dove si prefigura la terza dimensione: quella Umana. È qui, la profondità della sua incessante ricerca verso la Genesi del Creato. La forza energica dell’Io, spiega come Dio fosse preoccupato e molto addolorato che i suoi stessi figli fossero destinati a tali cipigli.

Stei per chiedere al maestro con timore

cosa le fosse stato quel tremore…

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La lugubre figura di Acerbugna

e il potere e li sostegni mi fu tardo…

La forza di Dio, con la sua sapienza, con l’amore, di cui empio è il suo cuore, porta alla salvezza del Creato e delle creature degne. L’ode a Dio, che l’autore aspetta di incontrare e che incontra alla fine del suo viaggio in un abbraccio paterno, dove l’angelo ribelle è finalmente stretto nelle gabbiachele e l’angelo donna, Acerbugna, finalmente viene a se riportato, lo induce a fare la sua acuta riflessione:

“Meglio sentirsi soli davvero, che soli in compagnia…”

Volare con l’intelletto è la massima aspirazione della libertà umana.

Intanto la storia ripete il suo canto,

l’ego rimane, cambia solo il manto.

Il sogno dell’infanzia è caduto,

il cuore degli uomini è diventato muto.

Rita Gemma Petrarca

Giudizio Universale copertina 1

I minori, vittime di abusi sessuali. 2 Parte Le origini dell’abuso.

I comportamenti di abuso sessuale su minori sono sempre esistiti, in ogni contesto culturale e in tutte le epoche. In Italia gli studi concernenti l’abuso sessuale minorile si sono sviluppati solo da poco tempo, mentre in altri paesi si riscontrano documenti ed aggiornamenti interessanti riguardanti i diversi aspetti di questo fenomeno. Non è infatti un fenomeno strettamente legato alle cosiddette «società complesse» e soprattutto non è frutto della modernità, ma testimonianze storiche dimostrano che «la violenza ed i
comportamenti aggressivi nei confronti dei minori sono manifestazioni
costanti e costituiscono un fenomeno sempre esistito».
L’abuso sessuale non può essere, dunque, definito come un male moderno, anche se solo negli ultimi anni si è cercato di imprimere una sorta di forza dal punto di vista giuridico-legislativo.
Già nel 1962 uno dei primi studiosi ad occuparsi degli abusi sui bambini
è stato il pediatra nordamericano H. Kempe, che si è soffermato non solo su abusi sessuali o sfruttamento lavorativo, ma «anche sul maltrattamento psicologico, l’incuria, l’abbandono, la trascuratezza alimentare, scolastica e sanitaria e l’abuso sessuale nei casi di pedofilia, pornografia, atti di libidine, prostituzione, rapporti sessuali devianti».
Ai nostri giorni e nelle società maggiormente progredite si va affermando una presa di coscienza su tale fenomeno, una sorta di «consapevolezza collettiva» dell’esistenza di abusi sessuali sui minori e del loro coinvolgimento psicologico ed emotivo, nonostante ancora oggi vi sia molta reticenza ed omertà, in particolare nell’ambito delle famiglie che, per una sorta di pudore, non denunciano tali violenze.
Per meglio comprendere il significato del termine abuso, si ritiene utile
accennare alle possibili definizioni considerate dal punto di vista psicologico e sociologico. Nell’approccio psicologico, infatti, i comportamenti pedofili fanno punto riferimento ad un modello teorico sperimentale utilizzando il riflesso automatico indotto per il tramite di uno specifico stimolo. Si tende così ad ampliare la definizione, facendo rientrare nella casistica anche quegli atteggiamenti che non sfociano in un vero rapporto sessuale, ma prendono in considerazione il comportamento e l’atteggiamento dell’adulto che viene stimolato da immagini e fantasie di soggetti in età adolescenziale e prepubere. È una dimensione prettamente soggettiva del comportamento dell’adulto, anche se a volte tende a verificarsi in una dimensione soltanto potenziale.
Una definizione più strettamente sociologica del fenomeno, invece, deve partire dall’analisi etimologica del termine: «l’origine infatti è greca, e la parola pedofilia deriva da pais (bambino, infante) e phileo (amare), amore per i bambini quindi». Un importante aspetto da evidenziare è che esiste una sostanziale differenza tra pedofilia ed abuso sessuale: nel primo caso può non determinarsi un atto sessuale concreto con il minore; mentre nell’abuso c’è un coinvolgimento erotico vero e proprio da parte del soggetto prepubere.
Si può facilmente intuire quindi che la rilevazione e l’accertamento di un fatto di abuso sessuale è operazione estremamente complessa, soprattutto perché sussiste tra gli interpreti molta incertezza su cosa debba intendersi per abuso sessuale. Del resto è difficile delimitare i confini tra ciò che è lecito e ciò che non lo è, specie in una materia come questa, condizionata fortemente da inclinazioni soggettive e dove la linea di demarcazione è molto sfumata. Di fondamentale importanza è porsi la domanda su che cosa possa essere correttamente definito come comportamento abusante nei confronti di un minore. Anche se nella sfera emozionale può sembrare che non vi debbano essere dubbi in proposito, non è certo un caso che gli esperti ancora dibattano sull’estensione di tale definizione, sia in merito agli atti commessi, sia in merito al tipo di relazione intercorrente o meglio, che dovrebbe intercorrere per rientrare nella sfera degli abusi, tra abusante ed abusato.

Federica Farre

Le mie pagliuzze finale

Le mie pagliuzze

Dora Buonfino