Entusiasmo e… tanta voglia di tornare

Di ritorno dal Salone Internazionale del Libro di Torino eccoci a condividere le nostre sensazioni.

Per noi è stata la prima apparizione in questo grande contesto. Una meta che alcuni mesi fa ci sembrava impossibile, irraggiungibile, e che invece si è materializzata e ci ha regalato tantissime emozioni, grazie, soprattutto, all’appoggio di chi ci segue e crede in noi, nel nostro lavoro e nella nostra professionalità. Abbiamo respirato il profumo del mare in un oceano fatto di carta e navigato in un flusso di pensieri, tra poderose onde fatte di parole e versi che ci hanno accarezzato dolcemente salvandoci dalla deriva dell’ipocrisia… ma quello che ci ha colpito maggiormente, sin dal primo istante, è stato l’entusiasmo stampato sul volto delle persone presenti al Salone, sia espositori che visitatori, sempre sorridenti e felici, sì… adesso possiamo confermarlo, il Salone del Libro di Torino è un mondo magico dove la fantasia non ha confini, anzi va “Oltre il Confine”. Abbiamo conosciuto persone stupende che hanno arricchito il nostro bagaglio culturale e adesso… siamo già proiettati alla 31ª edizione che si svolgerà dal 10 al 14 maggio 2018.

La vita in pezzi… Bill Martora

Giocando a scacchi s’impara a conoscere i propri limiti, ad ammettere i propri errori, a prenderne atto e a cercare di non commetterli in futuro. Sulla scacchiera non esiste la fortuna, non esistono le bugie, non ci si può rifiutare di muovere, bisogna assumersi le responsabilità delle proprie azioni, non ci si può nascondere, non si può incolpare qualcun altro. Uno dei migliori metri di misura del potere e della maturità di una persona, è quello di assumersi le proprie responsabilità. Se non credete nel fallimento, se siete pienamente consapevoli che i vostri sforzi portino al risultato sperato, non avete nulla da perdere e, anzi, tutto da guadagnare, assumendovene le responsabilità, ma dovete crederci e lottare fino in fondo, con fermezza e determinazione, con accanimento e tenacia: sì, quella combinazione di volontà e desiderio, quella forza interiore che ci spinge a superare le difficoltà e ad andare oltre i nostri limiti. Esercitiamo la tenacia ogni volta che sentiamo dentro di noi quella consapevolezza di poter raggiungere i nostri obiettivi. Esercitiamo la tenacia quando a dispetto di chi ci critica o mette in dubbio le nostre capacità perseveriamo nel portare avanti il nostro progetto. Esercitiamo la tenacia ogni volta che non accettiamo la sconfitta. Da ciò, credo che avete potuto intuire che per molti scacchisti, questo gioco è qualcosa di più che un semplice svago, è la vita.

Sulla scacchiera...

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La vita in pezzi – Metafora in bianco e nero

La vita in pezzi

L’arte a Napoli e la Scuola di Posillipo

Sin dalla metà del XVIII secolo, nell’Italia meridionale la pittura di paesaggio fu esercitata da una folta schiera di artisti che trovarono in questo genere pittorico motivo di sopravvivenza. Il tutto nacque grazie al mercato dei turisti stranieri che, soprattutto dopo la scoperta degli scavi di Pompei ed Ercolano, inclusero la Campania tra le tappe obbligate del Grand Tour e, quando la vacanza finiva, amavano ritornare a casa portando come souvenir una veduta di Napoli o delle isole del Golfo. Agli inizi dell’800 questa tradizione si rinnovò profondamente in senso romantico grazie all’influenza di molti pittori stranieri, tra cui Turner e lo stesso Corot che stazionarono a Napoli per lunghi periodi, attirati dalla dolcezza del clima e dalla bellezza dei paesaggi campani. E’ proprio nell’atelier di un paesaggista olandese, Anton Sminck van Pitloo (Antonio Pitloo), che intorno agli anni 20 si ritrovò un gruppo di giovani pittori desiderosi di innovare la pittura paesaggistica di tradizione partenopea attraverso una resa più moderna e lirica, in sintonia con le ricerche romantiche d’oltralpe. Ne venne fuori una pittura spontanea, eseguita dal vero con le tecniche più disparate: dalla tempera, all’olio, all’acquarello, realizzate su tela o su materiale di recupero, come legno, carta o cartone. Pertanto i pittori accademici, legati agli schemi neoclassici, dediti a dipingere su tele di grandi dimensioni, trovarono ridicole e “turistiche” queste vedute realizzate in tono minore con linee prospettiche imprecise, e indicarono come Scuola di Posillipo questo gruppo di pittori, associando al termine un significato dispregiativo. Succede, invece, che quelle piccole opere che rappresentano la bellezza del territorio campano con vedute di paesaggi incantati, scorci di spiagge dorate, movimentate e spontanee scene di vita quotidiana, prendono forza e integrano prepotentemente la cultura napoletana incontrando il favore non solo dei turisti, che vengono ad acquistare i quadri da ogni parte di Europa, ma anche dell’aristocrazia e dalle case regnanti italiane e straniere. Il merito principale dei pittori della Scuola di Posillipo fu quello di non accontentarsi mai dei risultati raggiunti: la loro ricerca era continua. Visitavano gli atelier dei pittori stranieri residenti a Napoli o a Roma, visitavano mostre e alcuni di loro si recarono in Francia e in Inghilterra per osservare da vicino la produzione dei grandi paesaggisti romantici, altri arrivarono fino in Oriente per captare nuova linfa vitale al movimento. La personalità di maggior spicco della scuola fu Giacinto Gigante che, specialmente con la tecnica dell’acquerello, raggiunse risultati eccelsi guadagnandosi il favore dell’aristocrazia locale ed estera, in particolare quella francese e russa. La pittura di Giacinto Gigante, pur essendo simile nei soggetti a quella degli altri membri della scuola, fu molto differente nella realizzazione. Egli superò il limite dato dalla veduta senza tradirlo, e, pur rendendolo riconoscibile, lo arricchì del tocco lirico e creativo della sua fantasia. Nonostante la ricchezza di suggestioni immaginarie, le sue realizzazioni paesaggistiche hanno una costante chiarezza naturalistica e non scadono mai nel retorico e nello scenografico.

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Consalvo Carelli – Marina di Capri

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L’Arte a Napoli – La Scuola di Posillipo