“Festa notturna” di Antonio Orselli

Nella lunga storia di Piedigrotta, oltre alle feste dei Vicerè, dei Re di Napoli e quella delle canzoni napoletane, c’era un’altra festa, una Piedigrotta che aveva la singolare particolarità di svolgersi solo nella notte tra il sette e l’otto di settembre.
Una festa notturna, dunque, un evento con una precisa connotazione temporale, del quale, va subito detto, si conosce assai poco.
Su uest’ultimo aspetto, c’è da dire innanzitutto che l’immensa letteratura piedigrottesca si è occupata prevalentemente di quegli eventi che si verificavano quando quella festa notturna era già terminata.
Infatti, i Re e i Vicerè, si recavano al Santuario di Piedigrotta, esclusivamente, il giorno dell’8 settembre.
Le stesse feste delle canzoni, con le altre manifestazioni a esse correlate (i fuochi, le sfilate dei carri, le luminarie), appartenevano ad altri luoghi e ad altri tempi della Piedigrotta…

Festa notturna

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Un libro è un viaggio… e probabilmente questa frase l’avrai sentita milioni di volte, ma se ti è capitato nella tua vita di fare dei viaggi indimenticabili, sai a cosa mi riferisco. Quando torni, hai scoperto qualcosa in più di te stesso, che magari neanche ti piace, ma ora ti conosci meglio. Hai incontrato persone nuove, che ti hanno fatto vedere un altro modo di essere e di vivere. Provato emozioni, anche forti, attraverso i protagonisti. Un’esperienza vera e propria…


I libri sono ponti ostinati: uniscono, creano legami.
(Giuseppe Avigliano)

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Stefano ha ventotto anni e vive a Sant’Anastasia, un paese in provincia di Napoli ai piedi del monte Somma. È una personalità speciale, anche se lui si definisce un coglione, con un futuro non proprio roseo e poca volontà di riscatto. Nato con la “camicia”, per un grave errore fatto dieci anni prima si ritrova adesso a doversi dividere dall’essere sarto di mattina e batterista di sera. Vive con Piermatteo, un grande amico che sarà il suo ironico angelo custode. Si innamorerà ed avrà una strana ma intensa storia d’amore con Claudia, una insegnante di ventuno anni più grande, che lo porterà in poco tempo a cambiare, credere di più in se stesso…

Se c’è un elemento che più di ogni altro segna malinconicamente la vita di molti esseri umani, questo è il rimpianto, ossia il ricordo, spesso struggente, di occasioni mancate o di cose e persone perdute. Tino Sicca, protagonista del romanzo, mostra l’intelligenza e l’umiltà di vivere con attenzione l’occasione che si presenta e a suo modo conquista una meritata serenità. Accade lo stesso a Laura, che riesce coraggiosamente a curare le ferite che la vita le ha inferto e a mettere al riparo le sue aspirazioni e i suoi sentimenti…

Tutto quello che, generalmente, si conosce sulla festa di Piedigrotta deriva da un’immensa letteratura. Si può dire che, dal ‘600, fino quasi ai giorni nostri, non c’è stato storico, viaggiatore o cronista che, scrivendo della città di Napoli, non abbia lasciato una qualche notizia, o osservazione, su quell’evento. Testimonianze che risultano presenti in un numero incalcolabile di ricordi di viaggio, storie e opuscoli sulla canzone napoletana, opere specifiche, descrizioni, considerazioni e articoli di giornale. Dai più antichi documenti storici finora pervenuti, si evince che il Santuario mariano, principale luogo della festa, sarebbe stato mèta di pellegrinaggio dei sovrani di Napoli fin dall’epoca angioina.

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La canzone napoletana e la Festa di Piedigrotta

Parlando del libro di #AntonioOrselli, #Festanotturna, parliamo della Festa di Piedigrotta, che ha radici antichissime, radici che affondano addirittura nel periodo borbonico. Proprio grazie a questa festa, nel corso degli anni esplosero grandi talenti e grandi canzoni, alcune di queste entrate poi “a gamba tesa” nella più profonda tradizione musicale partenopea, conosciuta peraltro in tutto il mondo. In particolare, durante la Piedigrotta canora nata nel 1835, ci fu un’esplosione di talenti che si esprimevano in dialetto, descrivevano e cantavano in musica i sentimenti e i problemi della città. La Festa di Piedigrotta consacrò l’Ottocento come il secolo d’oro della canzone napoletana, difatti proprio in quegli anni, grazie allo sviluppo sempre più marcato dell’editoria popolare, nacque l’industria musicale. I primi editori erano modesti tipografi che stampavano le canzoni più famose e amate dal pubblico su piccoli fogli di fortuna, rivenduti poi a pochi spiccioli dai venditori girovaghi. All’autore invece venivano consegnate qualche centinaio di copie e qualche carlino.

Festa notturna di Antonio Orselli

Ricordiamo che la Festa di Piedigrotta diede vita ad alcuni dei classici più conosciuti della musica napoletana, tra i quali, oggi, vogliamo ricordare “Era de maggio”, di Salvatore Di Giacomo, scritta nel 1885, e che vi facciamo ascoltare nella versione cantata da Battiato:

Era de maggio e te cadeano nzino
a schiocche a schiocche li ccerase rosse,
fresca era ll’aria e tutto lu ciardino
addurava de rose a ciente passe.

Era de maggio; io, no, nun me ne scordo,
na canzona cantàvemo a doie voce;
cchiù tiempo passa e cchiù me n’allicordo,
fresca era ll’aria e la canzona doce.

E diceva: «Core, core!
core mio, luntano vaie;
tu me lasse e io conto ll’ore,
chi sa quanno turnarraie!»

Rispunneva io: «Turnarraggio
quanno tornano li rrose,
si stu sciore torna a maggio,
pure a maggio io stonco ccà».

E so’ turnato, e mo, comm’a na vota,
cantammo nzieme lu mutivo antico;
passa lu tiempo e lu munno s’avota,
ma ammore vero, no, nun vota vico.

De te, bellezza mia, m’annammuraie,
si t’allicuorde, nnanze a la funtana:
ll’acqua llà dinto nun se secca maie,
e ferita d’ammore nun se sana.

Nun se sana; ca sanata
si se fosse, gioia mia,
mmiezo a st’aria mbarzamata
a guardarte io nu’ starria!

E te dico: «Core, core!
core mio, turnato io so’,
torna a maggio e torna ammore,
fa de me chello che buo’!».

Traduzione

Era maggio e ti cadevano in grembo
a grappoli le ciliege rosse,
fresca era l’aria e tutto il giardino
odorava di rose a cento passi.

Era maggio; io, no, non me ne dimentico,
una canzone cantavamo a due voci;
più tempo passa e più me ne ricordo,
fresca era l’aria e la canzone dolce.

E diceva: «Cuore, cuore!
cuore mio, lontano vai;
tu mi lasci e io conto le ore,
chissà quando tornerai!»

Rispondevo io: «Tornerò
quando tornano le rose,
se questo fiore torna a maggio,
anch’io a maggio sarò qua».

E son tornato, e ora, come una volta,
cantiamo insieme il motivo antico
passa il tempo e il mondo gira,
ma l’amore vero, no, non cambia strada.

Di te, bellezza mia, m’innamorai,
se ti ricordi, davanti alla fontana:
l’acqua là dentro non si secca mai,
e ferita d’amore non guarisce.

Non guarisce: che se guarita
si fosse, gioia mia,
in mezzo a quest’aria odorosa
io non starei a guardarti!

E ti dico: «Cuore, cuore!
cuore mio, io sono tornato,
torna maggio e torna l’amore
fai di me quello che vuoi!»

 

Una “Festa” nella festa… Antonio Orselli

Giovedì 14 Dicembre 2017 alle ore 18:00 presso Libreria Raffaello
Antonio Orselli presenta “Festa Notturna” Le Parche Edizioni
Modera Roberto Martucci, giornalista sociologo
Antonello Paliotti che leggerà alcuni passi del libro.

Volantino Festa notturna

Festa notturna

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“Festa notturna” al PAN – Palazzo delle Arti di Napoli

Giovedì 19/10/2017, Presentazione di Festa notturna di Antonio Orselli al PAN – Palazzo delle Arti di Napoli.

Lo scopo principale dell’evento, attraverso la presentazione del libro di Antonio Orselli “Festa notturna” coordinata dall’autrice Carla Caputo, è quello di proporre una visione di Piedigrotta lontana dalle consuetudini letterarie. Si ripercorreranno le diverse forme che la festa ha assunto, nei secoli della sua lunga vita, in rapporto con le vicende che hanno caratterizzato la storia della città. Riguardo poi alla festa notturna nella Crypta Neapolitana, si darà rilievo alle correlazioni tra l’evento, i personaggi e i luoghi del mito: il poeta Virgilio, la Grotta di Pozzuoli, la Madonna di Piedigrotta e le forme devozionali a essa legate, e si terranno, per la prima volta, nel doveroso conto, le rarissime fonti scritte e le ultime testimonianze della tradizione orale.

Festa notturna

[…] Benedetto Croce, in una famosa lettera del 1892, indirizzata a Salvatore Di Giacomo, scrisse:
“Che si cantassero canzoni a Piedigrotta sin da tempi antichissimi è probabile; ma nessuno ne parla; neppure quei numerosi dialettali che, specie nel seicento, ci hanno descritto minutamente gli usi e i costumi della plebe napoletana. Fu rivolta l’attenzione su quelle canzoni nel 1835, quando Don Raffaele Sacco fece cantare la sua col famoso ritornello: Te voglio bene assai e tu nun pienze a mme”.
Con la consueta efficace densità della sua scrittura, Croce sollecita diverse suggestioni. Innanzitutto, egli ritiene che alla festa si cantasse probabilmente già in tempi remoti. Considera però probanti i soli dati letterari, e denuncia l’assoluta mancanza di testimonianze al riguardo precedenti l’ottocento. Stranamente, l’acuto osservatore non fa riferimento al canto tradizionale, di cui lui stesso fu ricercatore giusto in quegli anni. […]

Tratto da “Festa notturna” di Antonio Orselli

Festa notturna

Piedigrotta Napoli

Lariulà – Tarantella per Piedigrotta, da “Festa notturna” di Antonio Orselli

Il libro di Antonio Orselli, “Festa notturna” pubblicato il 18/09/2017, offre spunti interessanti e inediti sulla Festa di #Piedigrotta e, in questo post, vi facciamo leggere uno stralcio di testo riguardante la “Tarantella”, un ballo con una gestualità carica di erotismo:

[…] come si può riscontrare oggi in alcune zone del beneventano, dell’avellinese, del casertano e del Cilento, la tarantella può essere eseguita anche in coppia, da danzatori che eseguono un ballo, nel quale appare evidente una gestualità carica di erotismo. È probabile che sotto questa forma, a Napoli, essa abbia svolto, in passato, la stessa funzione che, oggi, assume in provincia la tammurriata, come sembrerebbe alludere l’immensa iconografia pervenutaci. Nella città, il ballo (sia tarantella, che danza sul tamburo) è scomparso almeno dalla fine degli anni ’50, dove proprio nella Piedigrotta, pur se nei festeggiamenti esterni, e a Grotta chiusa oramai da decenni, come si diceva, ancora veniva eseguito da gruppi di festeggianti legati alla Tradizione, provenienti dalle zone interne della regione e non solo da quelle. Non mancano però testimonianze, su una danza denominata tarantella che in passato, nella città, si presentava nelle sue componenti collettive e rituali. Diversi documenti ci raccontano come nella Napoli del Vice Regno spagnolo, fosse ballata una danza, così chiamata, nella festa notturna di San Giovanni a Mare, dove accompagnava dei rituali esplicitamente licenziosi. Pare che, durante la notte del 24 giugno, si accendessero dei grandi falò, dove il popolo vi si raggirava d’intorno con osceni balli, di poi, allere e senza panne, come ci dice il poeta cinquecentesco Velardiniello, si facevano il bagno nell’acqua del mare. Una siffatta manifestazione fu più volte proibita, fino a che non si eliminò del tutto intorno alla prima metà del XVII secolo. In forme apertamente erotiche, alcune danze si sono potute riscontrare nella Napoli di fine ottocento e oltre… […]

Lariulà

“Festa notturna” di Antonio Orselli