Come inventarsi un personaggio.

Per essere scrittori è fondamentale avere molta fantasia e soprattutto avere una mentalità molto aperta. Gli aspiranti scrittori in cerca di relazioni uniche con i loro lettori, desiderano ottenere il massimo sotto diversi punti di vista e per questo è fondamentale a creare un personaggio, definendo la scena iniziale. Considerate il fatto che il personaggio deve essere da qualche parte, quindi che sia una città europea, italiana o estera, la scena deve approfondire al meglio la storia del personaggio, altrimenti senza di essa non si farà nulla in alcun caso. Al secondo posto vi consigliamo per la creazione del personaggio, di basarvi su di una storia enorme e molto vasta, dove avrete bisogno di scegliere una vasta serie di personaggi, con caratteristiche diverse, oppure se optare per un racconto dove non è necessario avere più di un personaggio singolo.
Dopo aver fatto questa importante scelta, assicuratevi di pensare in maniera creativa, infatti, dalla prima cosa che viene in mente ovvero il personaggio, dovrete inventarvi qualcosa di unico e originale per attirare l’attenzione dei lettori. Non è nemmeno detto che un personaggio deve essere umano, pensate al libro di Hemingway: “Il vecchio e il mare”, uno dei protagonisti è un pesce spada e non una persona.
Per iniziare al meglio il vostro racconto, basatevi immediatamente su un archetipo, tutto quello di cui avete bisogno dipende direttamente dalla vostra storia. Quindi partendo da un concetto ampio, potrete prendere delle decisioni che cambieranno il mondo del vostro personaggio, fino a quando tutto il resto sarà superfluo e si dovrà viaggiare con la mente.
Oltre che scrittori, dovrete sentirvi come scultori che eliminano il marmo in eccesso, in questo modo potrete svelare a tutti i lettori quello che si nasconde dietro di voi. Che cosa desiderate veramente? Un protagonista che sia l’eroe della situazione o un cattivo di turno? La storia potrebbe essere resa ancora più interessante includendo tanti eroi, amici che tradiscono, femmine che fanno le false. Pensate ad ognuno di questi personaggi nella vostra storia, la fantasia ha creato degli archetipi e il loro carattere è stato formato in base allo sviluppo della storia. Come avviene in ogni racconto, non vi stancheremo mai di dirvi che è fondamentale aggiungere caratteristiche specifiche. Quindi tratti somatici, carattere, dimostrate che il vostro personaggio sia capace di mostrarsi come una scultura nascosta nel marmo, a questo punto pensate a cosa volete ottenere, e pubblicate quello che vi piacerebbe anche leggere.
Quali sentimenti dovranno trasparire? Amore, Pena? Repulsione o compassione? Iniziate da questo e potrete valutare se il vostro personaggio debba essere uomo o donna, questa scelta è molto importante perché tutto si baserà sul conflitto tra il personaggio e la storia. Se avete costruito un ragazzo arrogante, la donna dovrà avere un carattere completamente diverso.
Inoltre anche l’età è un punto molto importante, perché più vecchio sarà il personaggio e maggiori caratteristiche di fascino dovrà portare con se. Un giovane ladro non dovrà affascinare particolarmente il pubblico, ma il vecchio saggio, anche se malvagio, dovrà dimostrare una certa esperienza alle spalle.
Pensate anche alla possibilità di creare dei personaggi che possano essere contraddittori tra di loro, magari malati di bipolarismo e interessanti da conoscere proprio per questo motivo. Alla base delle avventure d’amore e di guerra o di altro tipo, scegliere il tipo di personaggio è molto importante, quindi prendetevi tutto il tempo che vi serve e scoprite il meglio della vostra fantasia.

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Nero su Bianco

La scrittura creativa è un’attività che coinvolge tutta la dinamica del pensiero, stimolando quella intuitiva e quella razionale della mente. Lo scrittore richiama alla mente immagini , pensieri, parole e poi le trascrive in un preciso linguaggio, il linguaggio attraverso cui si trasmettono le emozioni. Quindi per lo scrittore è necessario conoscere il linguaggio ed i meccanismi che lo animano anche se nessun linguaggio artistico è in grado di restituire nella sua interezza e complessità il sistema dei segni che forma l’immaginario umano. Quindi, è evidente che lo scrittore non scrive in uno stato di ipnosi guidato dall’ispirazione, ma dopo l’illuminazione iniziale e dopo avere trovato il filo rosso narrativo e stilistico il lavoro si fa sempre meno accidentale. La scrittura comincia a prendere il sopravvento sullo scrittore come se avesse vita a sé.

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Copertina Nero su Bianco

Prendere le distanze

Questo è un problema che si incontra nella narrativa autobiografica o in quella di natura fattuale. In altre parole, è importante prendere le distanze, nel senso che l’argomento non solo deve interessarci, ma deve farlo nella giusta misura, quindi è necessario sacrificare un certo evento, cambiare quel personaggio, modificare quella reazione, tenendo presente il risultato finale, senza preoccuparci troppo di quello che è realmente successo. In un certo senso, prima di cominciare a scrivere su un certo argomento, bisogna riuscire a scrollarselo di dosso,cioè guardarlo con gli occhi di un estraneo, ovvero quelli di un potenziale lettore. Non sottovalutiamo però la nostra esperienza come fonte di idee: piccole ma forti emozioni, come la sensazione di calzare un paio di scarpe scomode, alzarsi in piena notte nel buio più assoluto o camminare da soli lungo una strada deserta, sono state alla base di molto stupendi racconti di Ray Bradbury. Il desiderio di avere un bel cappotto nuovo è il nucleo dell’omonimo e famoso racconto di Nikolaj Gogol. Un semplice travestimento può diventare una corazza che salva la vita. Anche le piccole cose possono avere un grande impatto, se situate in un contesto adatto a esprimere tutta la loro importanza. La nostra esperienza è una miniera inesauribile di idee, a patto che riusciamo a farle sentire importanti anche per il lettore e vicine alla sua sensibilità. Il fatto è che non avremo mai questa certezza. Potremo solo riconoscere il problema e impegnarci al massimo per trovare un equilibrio tra il personale e l’universale, dopodiché ogni storia dovrà prendere la propria strada, come è giusto che sia. E non dimentichiamo mai di inserire in quello che stiamo scrivendo tutto ciò che abbiamo conosciuto, sentito, vissuto o immaginato. L’esperienza vissuta in prima persona è la fonte più preziosa da cui attingere dettagli vividi, personali e convincenti, gli stessi che fanno sembrare più reale al lettore qualsiasi trama.

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E’ troppo personale?

Il secondo criterio riguarda lo scopo per cui si scrive: da un lato è quello di esprimere se stessi, ma dall’altro, soprattutto se si scrive con regolarità e da parecchio tempo, è quello di comunicare. Scrivere per comunicare con il lettore e coinvolgerlo. Vogliamo condividere un’avventura, scrivere una storia che ci diverta e che appassioni il lettore. Forse vogliamo anche che diventi un successo e ci dia la celebrità, indubbiamente anche queste sono delle buone ragioni, purché non siano le uniche o le più importanti: se per voi i risultati sono più importanti della tecnica, se quello che conta è poter dire “ho scritto” e non il piacere effettivo di scrivere, allora è probabile che prima o poi abbiate delle difficoltà. Dunque, la seconda domanda che dobbiamo porci è se non vi sia qualcosa di troppo personale, qualcosa di molto importante per noi, ma che potrebbe lasciare indifferente o addirittura annoiare un estraneo. Alcune esperienze sono troppo personali. Certo, le nostre sono emozioni profonde, ma non le abbiamo veramente assimilate e non siamo in grado di collocarle nella giusta prospettiva perché qualcun altro le possa condividere. Forse invece sono troppo bizzarre o cervellotiche: per esempio, uno studioso delle abitudini di una varietà di lumache della foresta amazzonica sosterrà che l’argomento è in grado di affascinare un gran numero di persone. Ma sarà poi vero? Insomma, si tratta di strade senza uscita. Ora l’eccesso di personalismo può essere comprensibile, anche se non meno seccante, se viene dalle stesse persone che vanno in giro a sbandierare le fotografie dei loro bimbi o che ci propongono l’interminabile serie di diapositive scattate durante le vacanze o l’ultimo filmino girato mentre la famiglia riunita lava il cane. Ma per uno scrittore è francamente imperdonabile…e sicuramente improponibile.

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E’ una storia per me?

Non è detto che qualsiasi idea possa trasformarsi in una storia adatta a voi. Per esempio, c’è chi non riuscirebbe assolutamente a scrivere una storia di magia, perché si rende conto che in fondo alla magia non crede. Può darsi che si diverta a leggere storie dell’occulto, ma non riesce a prendere sul serio la magia o, perlomeno, non con la serietà necessaria per poter scrivere qualcosa di convincente sul tema. Di tanto in tanto, può essere interessante seguire le regole del gioco stabilite da un altro scrittore, ma non è detto che la cosa possa coinvolgere veramente fino in fondo. Se ci pensate, è ciò che accade alla maggior parte delle idee che vengono in mente a noi tutti, non importa quale sia l’origine: semplicemente non hanno una grande importanza per noi. E se non riescono a interessare noi, in primo luogo, come si può pensare che interessino al lettore? Ne risulterebbe una forzatura, un  prodotto meccanico, intellettualistico, poco convincente. Questo è ancor più vero nel caso di argomenti che comunque dovrebbero suscitare il nostro interesse, come per esempio, la crudeltà dei genitori, l’infedeltà del coniuge, un conflitto nucleare, la fame nel mondo o una cura per le malattie più gravi. In definitiva, il vero significato del suggerimento “Scrivi solo di quel che conosci” è questo: scegliete argomenti che vi sembrano davvero importanti e che possano costituire una sfida, almeno sulla carta. Molto spesso l’idea per una storia valida non è basata su qualcosa che già conoscete e di cui avete stabilito la natura; le cose troppo definite richiedono al massimo delle spiegazioni, ma non ispirano una storia coinvolgente. Meglio quindi situazioni, persone e ricordi in grado di stimolarvi, problemi che volete risolvere e capire per voi stessi: insomma, esplorazioni non spiegazioni. Questo sarà allora il primo interrogatorio al quale rispondere: sono di fronte a qualcosa che mi interessa veramente, qualcosa che in parte comprendo, qualcosa che sembra promettere un risultato?

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L’idea per una storia

Qualsiasi idea può diventare una buona storia, purché sia scritta dalla persona giusta. Lo scrittore americano Truman Capote si ispirò al resoconto di una strage brutale e in apparenza insensata per il suo romanzo “A sangue freddo”Sappiamo inoltre che Mary Wollstonecraft Shelley scrisse il suo “Frankenstein” basandosi su un sogno di sconcertante realismo. Ovunque ci sono idee, trovarle non è difficile. Il vostro problema è lo stesso di ogni scrittore, cioè individuare in questo ampio ventaglio di idee quale potrebbe diventare una buona storia e, cosa ancor più difficile, una storia che vi interessi veramente e che riusciate a sviluppare come si deve. Tutte le volte che vi capita di avere una nuova idea, ci sono quattro domande fondamentali a cui rispondere per decidere se è il caso di svilupparla subito oppure di lasciarla maturare ancora un po’. Le quattro domande sono:

– è una storia per me?

– è troppo personale?

– c’è una vera trama?

– che cosa c’è in gioco?

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Decadentismo e Gabriele D’Annunzio

Per Decadentismo si indica quel movimento letterario, nato nell’ambiente parigino alla fine dell’Ottocento, con un preciso programma espresso da manifesti e organi di stampa come il periodico “Le Decadent”. Il Decadentismo è caratterizzato da un senso di disfacimento e da un’idea di un prossimo crollo, di un imminente cataclisma epocale. Alla base della visione del mondo decadente vi è un irrazionalismo misticheggiante. Viene radicalmente rifiutata la visione positivistica. Il decadente ritiene che la ragione e la scienza non possono dare la vera conoscenza della realtà, misteriosa ed enigmatica. L’anima decadente è perciò tesa verso il mistero, l’Inconoscibile. Se il mistero della realtà non può esser colto attraverso la ragione, altri sono i mezzi mediante cui il decadente può attingere ad esso. Questi sono tutti gli stati di alterazione mentale come la follia, la nevrosi, il delirio, il sogno, o stati causati dall’uso di droghe e alcol. Inoltre vi sono altre forme che permettono l’esperienza dell’ignoto: l’annullamento nella vita del gran Tutto, il confondersi nella vibrazione stessa della materia (questo atteggiamento è stato definito panismo e ricorrerà particolarmente in D’ANNUNZIO). Tra i momenti privilegiati per i decadenti vi è soprattutto l’arte, suprema illuminazione. Da questo culto religioso dell’arte ha avuto origine il fenomeno dell’estetismo. L’esteta assume come principio regolatore della sua vita non i valori morali ma il bello. L’arte quindi rifiuta ogni rappresentazione della realtà storica e sociale e diviene arte pura, poesia pura. Gabriele D’Annunzio nacque a Pescara nel marzo del 1863 da famiglia benestante. Compì privatamente gli studi elementari, per poi frequentare il prestigioso “Reale Collegio Cicognini” di Prato, a quel periodo risalgono le prime raccolte di poesie. Si trasferì a Roma collaborando con molti giornali e riviste, il suo soggiorno nella capitale italiana fu caratterizzato da una vita raffinata e dispendiosa. Qualche anno dopo si sposò ed ebbe due figli, alcuni anni dopo il matrimonio conobbe Elvira Fraternali Leoni che divenne l’amore della sua vita, chiamata dal poeta Barbara, più avanti si separò dalla moglie e durante tutto l’arco della sua vita ebbe un grandissimo numero di relazioni amorose. Si trasferì poi a Napoli per via di alcune difficoltà economiche e nel 1897 fu eletto deputato dell’estrema destra, per poi 3 anni dopo presentarsi come deputato dell’estrema sinistra, ma senza successo. Nel 1910 D’Annunzio emigrò in Francia per sfuggire ai numerosi creditori e rimase li fino allo scoppio della prima guerra mondiale. A 57 anni si arruolò e prese parte a operazioni aeree e navali, in una di queste imprese, durante un atterraggio di fortuna perse un occhio ed ebbe una lunga convalescenza. D’Annunzio insoddisfatto del’assegnazione della Dalmazia alla Iugoslavia progettò e guidò l’occupazione della città di Fiume, finché il governo non lo costrinse a ritirarsi per non violare i trattati internazionali. Dopo di che si avvicinò al nascente partito fascista, del quale fu un convinto sostenitore. Tuttavia Mussolini timoroso per la sua figura carismatica lo emarginò dalla vita politica, assegnandogli una splendida villa sul lago di Garda dove il poeta visse gli ultimi anni della sua vita. Qui il poeta si dedicò all’allestimento della sua casa-museo che lasciò poi in dono al popolo italiano.

Il piacere 3

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