Cos’è la Poesia?

La poesia è l’arte di usare, per trasmettere un messaggio, integralmente il significato semantico delle parole e il suono e il ritmo che queste imprimono alle frasi; la poesia ha quindi in sé alcune qualità della musica e riesce a trasmettere emozioni e stati d’animo in maniera più evocativa e potente di quanto faccia la prosa. Una poesia non ha un significato necessariamente e realmente compiuto come un brano di prosa, o, meglio, il significato è solo una parte della comunicazione che avviene quando si legge o si ascolta una poesia; l’altra parte non è verbale, ma emotiva. Poiché la lingua nella poesia ha questa doppia funzione di vettore sia di significato sia di suono, di contenuto sia informativo sia emotivo, la sintassi e l’ortografia possono subire variazioni (le cosiddette licenze poetiche) se questo è utile ai fini della comunicazione complessiva.
A questi due aspetti della poesia se ne aggiunge un terzo quando una poesia, invece che letta direttamente, viene ascoltata: con il proprio linguaggio del corpo ed il modo di leggere, il lettore interpreta il testo, aggiungendo una dimensione teatrale. Questo fenomeno, insieme all’affinità con la musica, viene sfruttato per esempio nelle Lieder tedesche, poesie sotto forma di canzone.
Queste strette commistioni fra significato e suono rendono estremamente difficile tradurre una poesia in lingue diverse dall’originale, perché il suono e il ritmo originali vanno irrimediabilmente persi e devono essere sostituiti da un adattamento nella nuova lingua, che in genere è solo un’approssimazione dell’originale.
«Solo la poesia ispira poesia»
La poesia è nata prima della scrittura: le prime forme di poesia erano orali, come l’antichissimo canto a batocco dei contadini e i racconti dei cantastorie. Nei paesi anglosassoni la trasmissione orale della poesia era molto forte, e lo è ancora tutt’oggi.
Nell’età romana la poesia era quantitativa, si basava cioè sull’alternanza tra sillabe lunghe e sillabe brevi: il metro più diffuso era l’esametro. Essa doveva essere letta scandendola rigorosamente a tempo. Dopo l’XI secolo il volgare, da dialetto parlato dai ceti popolari, viene innalzato a dignità di lingua letteraria, accompagnando lo sviluppo di nuove forme di poesia. In Italia la poesia, nel periodo di Dante Alighieri si afferma come mezzo di intrattenimento letterario e assume forma prevalentemente scritta: intorno alla fine del 1200 prese piede anche la poesia burlesca.
Nel XIX secolo, con la nascita del concetto dell’arte per l’arte, la poesia si libera progressivamente dai vecchi moduli e compaiono sempre più frequentemente componimenti in versi sciolti, cioè che non seguono nessuno schema particolare e spesso non hanno nemmeno una rima.
Via via che la poesia si evolve, si libera dai suoi schemi sempre più opprimenti per poi diventare forma pura d’espressione.
Il concetto di poesia oggi è molto diverso da quello dei modelli letterari; molta della poesia italiana contemporanea non rientra nelle forme tradizionali, e il consumo letterario è molto più orientato al romanzo e in generale alla prosa, spostando la poesia verso una posizione secondaria.
Inoltre, con l’avvento di internet, dei blog, la produzione e il consumo della poesia sono aumentati notevolmente. Alcuni esperti ammirano il fatto che ogni anno 5 milioni di poesie vengono pubblicate sulla rete,in migliaia di siti di scrittura online.
Altre forme di componimento poetico oltre ai poemi sono:
La poesia didascalica, che è quella che mira a insegnare poeticamente verità utili all’uomo, comprende questi componimenti:
il poema didascalico
il poema allegorico
l’epistola
la satira
l’epigramma
la favola
epicedio
Ballata
Cinquina
Sestina

La poesia didascalica è un genere letterario che in forma di poema o di più brevi componimenti metrici (capitoli, epistole), si propone di impartire una formazione scientifica, religiosa, morale, dottrinale, etc.
Il più antico esempio è costituito dal breve poema “Le opere e i giorni di Esiodo”, risalente all’VIII secolo a.C. contenente una serie di consigli per le opere agricole delle singole stagioni. Nel poema esiodeo il poeta impartisce agli uomini consigli pratici per l’attività fondamentale in una comunità agricola.
La poesia didascalica è diffusa nella Letteratura greca negli “Antidoti di Nicandro” (II secolo a.C.) e nel secolo precedente nell’opera di Arato di Soli “I fenomeni” ed è stata ripresa dalla Letteratura latina (con il capolavoro “De rerum natura” di Lucrezio). Rientrano nel genere didascalico anche le “Georgiche” di Virgilio, composte intorno al 30 a.C.
La poesia didascalica è presente anche in maniera copiosa nella Letteratura italiana fino da Bonvesin de la Riva, Brunetto Latini e Dante Alighieri.

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Da “Che cos’è la scrittura?” di Roland Barthes

“… La lingua è dunque al di qua della Letteratura. Lo stile è quasi al di là: le immagini, il lessico, il fraseggiare di uno scrittore, nascono dal suo corpo e dal suo passato e a poco a poco diventano gli automatismi stessi della sua arte. Così, sotto il nome di stile, si forma un linguaggio autarchico che attinge solo nella mitologia personale e segreta dell’autore, in quello stadio ipofisico dell’espressione in cui si forma la prima coppia di parole e di cose, in cui si fissano una volta per tutti i grandi temi verbali della sua esistenza. Qualunque sia il suo grado di raffinatezza, lo stile ha sempre qualcosa di grezzo: è una forma senza uno scopo, è il prodotto di un impulso, non di un’intenzione, è come una dimensione verticale e solitaria del pensiero. I suoi riferimenti sono al livello di una biologia o di un passato, non di una Storia: è la “cosa” dello scrittore, il suo splendore e la sua prigione, è la sua solitudine. Indifferente e trasparente in relazione alla società, atteggiamento chiuso dell’individuo, lo stile non è affatto il risultato di una scelta, di una riflessione sulla Letteratura. Esso è la parte privata del rituale, si leva dalle profondità mitiche dello scrittore e si espande indipendentemente dalla sua responsabilità. E’ la voce decorativa di una carne sconosciuta e segreta; funziona come una Necessità, quasi che, in questa specie di crescita floreale, lo stile fosse solo il termine di una metamorfosi, cieca e ostinata, la parte di un infralinguaggio che si elabora al limite della carne e del mondo. Lo stile è propriamente un fenomeno di ordine germinativo, è la trasmutazione di un Umore. Così le allusioni dello stile si diramano in profondità; la Parola ha invece una struttura orizzontale, i suoi segreti sono sulla stessa linea dei suoi termini, e ciò che essa nasconde è svelato proprio dalla durata della sua continuità; nella Parola tutto è offerto, destinato a un’usura immediata, e il verbo, il silenzio e il loro movimento sono trascinati verso un senso abolito: è un “transfert” senza traccia e senza ritardo. Lo stile, al contrario, ha solo una dimensione verticale, affonda nel ricordo circoscritto dell’individuo, compone la sua opacità a partire da una certa esperienza della materia; lo stile non è mai altro che metafora, cioè equazione tra l’intenzione letteraria e la struttura fisica dell’autore (e si ricordi che la struttura è il deposito di una durata). Lo stile è quindi sempre un segreto; ma il versante silenzioso del suo riferimento non dipende dalla natura mobile e continuamente differibile del linguaggio; il suo segreto è un ricordo racchiuso nel corpo dello scrittore; la virtù allusiva dello stile non è un fenomeno di velocità, come nella parola, dove ciò che non è detto resta ugualmente una supplenza del linguaggio, ma un fenomeno di densità, perché ciò che ha precisa e profonda consistenza sotto lo stile, raccolto con rigidezza o tenerezza sotto le sue figure, sono i frammenti di una realtà assolutamente estranea al linguaggio.”

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Cosa rappresenta la scrittura per Annie Ernaux

Annie Ernaux (Lillebonne, 1º settembre 1940) è una scrittrice francese. Professoressa di lettere, è autrice di romanzi autobiografici che intessono stretti legami con la sociologia.

“Non mi metto mai davanti a un foglio bianco senza avere a lungo riflettuto in precedenza, a volte anni, su un progetto di scrittura. C’è una fase preliminare di ricognizione, in cui mi concentro sulla struttura del testo, sulla sua importanza, e che si potrebbe definire una specie di «diario di scrittura». La sensazione, quando entro nella vera e propria fase di stesura, è quella di un lavoro che nessuno potrebbe fare all’infuori di me e nel quale mi devo impegnare, costi quel che costi. La scrittura è innanzitutto per me un modo di esistere – quando non scrivo mi sento inutile, vuota – e anche di intervenire nel mondo portando alla luce ciò che mi colpisce ma che avrebbe potuto colpire chiunque. Sempre più, è anche una lotta contro l’oblio, quello della Storia, della nostra vita collettiva, in un’epoca che mi appare come quella della fugacità e delle emozioni senza memoria. Non penso mai a un lettore in particolare mentre scrivo, mi immergo completamente in una dimensione dove l’unica cosa che conta è esprimere nella maniera più giusta situazioni ed emozioni. Allo stesso tempo, scrivo pensando che nella società in cui vivo, insieme alla quale costituisco un’epoca, questa scrittura troverà qualcuno che sarà colpito dai miei libri. Ma questo ipotetico lettore non influisce in nessun modo sulla mia maniera di concepirli. Significherebbe piegarsi al gusto dominante, e se l’avessi fatto di sicuro non avrei mai scritto Il posto o Gli anni.” 

Combinando esperienza storica ed esperienza individuale, le sue opere analizzano la vita dei suoi genitori e la loro progressiva emancipazione dal mondo contadino e operaio (Il posto, L’onta), il suo matrimonio (La femme gelée), la sua sessualità e le sue relazioni sentimentali (Passione semplice, Se perdre), il suo ambiente sociale (Journal du dehors,La vie extérieure), il suo aborto (L’événement), l’Alzheimer e la morte di sua madre (Non sono più uscita dalla mia notte, Une femme), il suo cancro al seno (L’usage de la photo).

Il posto di Annie Ernaux

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Come si genera una poesia di Rainer Maria Rilke

Per un solo verso si devono vedere molte città,
uomini e cose, si devono conoscere gli animali,
si deve sentire come gli uccelli volano,
e sapere i gesti con cui i fiori si schiudono al mattino.
Si deve poter ripensare a sentieri in regioni sconosciute,
a incontri inaspettati
e a separazioni che si videro venire da lontano, 
a giorni d’infanzia che sono ancora inesplicati,
ai genitori che eravamo costretti a mortificare
quando ci porgevano una gioia e non la capivamo,
a malattie dell’infanzia che cominciavano in modo così strano
con tante trasformazioni così profonde e gravi,
a giorni in camere silenziose, raccolte,
e a mattine sul mare, al mare, a mari, a notti di viaggio
che passavano alte rumoreggianti e volavano con tutte le stelle,
e non basta ancora poter pensare a tutto ciò.
Si devono avere ricordi di molte notti d’amore,
nessuna uguale all’altra, di grida di partorienti,
e di lievi, bianche puerpere addormentate che si schiudono.
Ma anche presso i moribondi si deve essere stati,
si deve essere rimasti presso i morti
nella camera con la finestra aperta
e i rumori che giungono a folate.
E anche avere ricordi non basta.
Si deve poterli dimenticare, quando sono molti,
e si deve avere la grande pazienza di aspettare che ritornino.
Poiché i ricordi di per se stessi ancora non sono.
Solo quando divengono in noi sangue, sguardo e gesto,
senza nome e non più scindibili da noi,
solo allora può darsi che in una rarissima ora
sorga nel loro centro e ne esca la prima parola di un verso.
(da “I quaderni di Malte Laurids Brigge”)

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Senza riparo al respiro dei sogni….

La poesia è la musica del linguaggio.
Nata prima dell’invenzione della scrittura e presente in tutte le culture di tutte le latitudini, la poesia è una forma di espressione che si fonda sulle dimensioni musicali del linguaggio – ritmi, accenti, sonorità – per trasmettere contenuti ed evocare suggestioni ed emozioni.
Il linguaggio poetico, sia nelle sue forme codificate da secoli sia in quelle più libere, è in grado di cogliere e di dare voce a esigenze profonde dell’uomo, mescolando in modo indissolubile scrittura, senso del ritmo, musicalità della parola e rivelazione di particolari significati.
Una nuova raccolta poetica sarà pubblicata dalla nostra casa editrice in questi giorni, poesie che parlano d’amore, di emozioni vere:

“Senza riparo al respiro dei sogni”

“Non è più tempo di sognare, ora è tempo di vivere. Nel nostro cuore abbiamo dipinto quadri bellissimi fatti di parole e poesie. Ora dobbiamo dare un senso a tutto questo. Io metto i colori e la tela, tu che sei maestro, la mano per dipingere.”

definitivo fronte

Tra qualche giorno potrete trovarlo e acquistarlo su:

www.leparchedizioni.com